di giorgio casera
(In occasione della mostra dei suoi quadri a Voltago, agosto 2013)
Sopra una pietra - olio, 1976
Non ho conosciuto Gino. Personalmente, intendo. Gabriella mi ha raccontato tempo fa che Gino era venuto col padre a trovare la mia famiglia ad Ingurtosu, poco distante dalla miniera di Montevecchio dove il padre lavorava. Doveva essere alla fine degli anni ’40, e le visite degli agordini che lavoravano nelle miniere del sud Sardegna erano abbastanza frequenti: mio padre era per loro un punto di riferimento poiché era là dal 1925. Ma io ero troppo piccolo e non mi ricordo. Però l’ho conosciuto in seguito, attraverso i suoi libri.
La finestrella - olio e spatola, 1971
Uno in particolare, La lampada a carburo, mi aveva coinvolto, avendo vissuto ed assorbito per anni la particolare atmosfera dell’ambiente minerario.
Nel libro Gino descriveva, attraverso un viaggio della nostalgia e del ricordo, luoghi e vicende della sua giovanile permanenza in Sardegna, luoghi e vicende che mi erano familiari, sebbene Gino avesse il “vezzo” di non citare alcun nome di località. Proprio questo mi aveva dato lo spunto per incontrarlo, per confrontare i nostri ricordi e verificare l’esattezza delle mie intuizioni. Ma non c’è stato il tempo.
Fiori: cicoria e scabbiosa - china acquerellata, 1977
Gino aveva qualcosa da raccontare, estratto dalla sua esperienza di vita, circostanza comune a molti, peraltro, ma lui “sentiva il bisogno di farlo”, evidentemente, stimolato dalla componente “artistica” del suo carattere. Così è uscito Il bucaneve, cronaca del ciclo delle stagioni nella vita di Voltago, emblematico esempio di successione delle attività umane nella millenaria civiltà alpina, di cui probabilmente presagiva la fine, e quindi la necessità di descriverla per preservarne la memoria. In seguito nell’articolato libro di racconti Il colore della vita, e in particolare nel racconto autobiografico relativo a periodici soggiorni sul lago d’Iseo (di cui sono testimonianza anche alcuni quadri della mostra), mette a confronto il “vecchio mondo”con i suoi connotati (durezza della vita ma anche solidarietà) ed il “nuovo” che per rapide trasformazioni si prospetta con nuovi “valori”, culto del denaro, egoismo etc. E infine il già citato La lampada a carburo, cronaca di un viaggio nei luoghi del lavoro in quel particolare mondo che era la miniera,forse con la speranza che là il tempo si fosse fermato.
Castello di Contignano - matita,1977
San Defendente nel sole e nel blu -olio, 1977
Ma prima di scrivere Gino si esprimeva con la pittura. Dalla fine degli anni ’60 comincia a produrre dei quadri, inizialmente vedute o soggetti di Voltago (quasi a registrarne lo stato per i posteri), in seguito, seguendo stimoli o ispirazioni del momento, anche di altre località frequentate (in particolare il lago d’Iseo e Salsomaggiore, dove si recava per le cure termali). Da quegli anni comincia un’attività di ricerca espressiva che lo porta a sperimentare stili, tecniche e materiali diversi. Utilizzerà alternativamente la tempera, l’olio, la china, la matita, la spatola. Ricava, dai corsi che frequenta a Brera e a Roma e dai musei visitati, sicure suggestioni dalle correnti artistiche del ‘900 (dal naif al figurativismo) e dai maggiori protagonisti. I soggetti sono reali o metafisici, rappresentati in stili diversi, e non manca il rigoroso disegno.
La casa gialla - olio, 1978
Campagna: le méle - olio, 1982
Cascina con colombaia - china, 1985
Parrocchiale "ad albero" - olio, 1988
Una mostra, efficacemente allestita da Gabriella Soppelsa, da non perdere. La mostra, ospitata nella Sala Polifunzionale del Comune di Voltago, è aperta fino al 16 agosto, tutti i giorni dalle 16 alle 19.
(In occasione della mostra dei suoi quadri a Voltago, agosto 2013)
Nel libro Gino descriveva, attraverso un viaggio della nostalgia e del ricordo, luoghi e vicende della sua giovanile permanenza in Sardegna, luoghi e vicende che mi erano familiari, sebbene Gino avesse il “vezzo” di non citare alcun nome di località. Proprio questo mi aveva dato lo spunto per incontrarlo, per confrontare i nostri ricordi e verificare l’esattezza delle mie intuizioni. Ma non c’è stato il tempo.
Una mostra, efficacemente allestita da Gabriella Soppelsa, da non perdere. La mostra, ospitata nella Sala Polifunzionale del Comune di Voltago, è aperta fino al 16 agosto, tutti i giorni dalle 16 alle 19.
avrei iniziato, come dettoci in sala mostra con la poesia di Gino dal titolo autunno....da questa scorrendo i quandri ti immergi in quello che Gino vedeva...come detto Giorgio interessante il susseguirsi delle sue immagini fissate su tela....mi è piaciuta
RispondiEliminacher.