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"AUTUNNO" foto di Attilio Pietrogiovanna

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martedì 9 aprile 2013

I RITI DE PASCA

Come promesso nei post precedenti, continuano i contributi "Pasquali " di Nino Gnech.

 Grazie a Nino ... e Buona lettura ai frequentatori di A&D


I riti de Pasca


Cande che i lighea le campane, i omi pi bravi se preparea per n’da a cantà el Passio in cesa la sera del vender sant. I boce tirea fora le crecole e le batole per ‘nda per le strade a sonà l’ora de la messa.L’era tut en confrontasse sti strumenti…<>, le pi’ bele le avea fin trei rochet diferenti, con trei steche che dea trei toni diversi. El momento pi spetà, come fusse la prima de en contherto, l’era la fin del Passio in cesa, che alora tutti podea sonà el so “strumento” in cesa e i fea en bacan infernal. El Passio el era lonc (lonc come el Passio l’era anca en modo de dì) ma a noi boce el ne savea ancora pi lonc parchè no se vedea l’ora de sfogase co la sonada in cesa. 


Traduzione

Quando legavano le campane, gli uomini più bravi del paese si preparavano per cantare il Passio in chiesa, la sera del Venerdì Santo. 

I ragazzi prendevano le raganelle di legno e le “batole” per andare nelle strade ad annunciare la messa (al posto del tradizionale suono delle campane). Si confrontavano l’un l’altro gli “strumenti” …..<>, le più belle avevano anche tre rocchetti con denti diversi e tre stecche che davano tre tonalità diverse di suono. Il momento più atteso, come fosse la prima di un concerto, era la fine del Passio in chiesa, perché allora era concesso a tutti di suonare lo “strumento” di cui disponevano e per qualche minuto c’era un baccano infernale.

Il Passio era notoriamente lungo (“ lungo come il Passio” era anche un modo di dire) ma a noi ragazzi sembrava ancor più lungo, perché non vedevamo l’ora di sfogare la nostra voglia di suonare quegli strumenti in chiesa.
* Strumento composto da un’asse di legno con una serie di borchie su ambo i lati, su cui vanno a battere due maniglie mobili, una terza maniglia in testa alla tavola, serve per impugnarla e agitarla per far sbattere, alternativamente, le due maniglie sulle brocche laterali. Da non confondersi con la raganella. 




El Passio


Cantà el Passio l’era en privilegio de pochi e i novi i vegnia cioti inte sol cande che en vecio moria e dopo tante proe. 

I se metea su in tel coro, en grupo per banda del altar.

Le os baritonali le era chele dei pi veci, me recorde l’Angelo Monec, el Rafaelo Bet e dopo el Gino dei Due; fra le tenorili l’era el Lino Russo, el Bepi Due e altri che no recorde. Na roba però me ricorde ben. I doi che se savea pi bravi, coi se catea via in coperativa a beve en ombra, i se disea l’un l’alter: doi i sa cantà ben el Passio….Un te e ti e…chel alter stà ti a dilo.



Traduzione.


Era un privilegio di pochi quello di cantare il Passio in chiesa e i nuovi cantori venivano generalmente ammessi alla morte di qualche componente e dopo varie prove. I cantori si disponevano nel coro in due gruppi posti ai due lati dell’altare. Le voci baritonali erano generalmente quelle dei più vecchi: ricordo Angelo Monech, Raffaello Bet e poi Gino Due; fra le tenorili Lino Russo, Beppi Due ed altri che non ricordo. Una cosa però ricordo bene. I due che si reputavano i migliori, quando si ritrovavano a bere un bicchiere di vino al bar della cooperativa, uno diceva all’altro: sono due quelli che san cantare bene il Passio, uno sei tu e l’altro spetta a te dirlo.



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